Non possiamo tacere. L’universalità della chiamata.

(Parte 1)

Sono passati più di cinque anni da quando i capi di stato mondiali si sono recati alle Nazioni Unite, nella città di New York, perché potesse avverarsi un nuovo sogno per tutti, firmando gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile hanno confermato che eravamo/siamo in un grande momento di trasformazione.

Al cuore degli obiettivi c’è il riconoscimento del fatto che il mondo, dinnanzi alle difficoltà emergenti, ha bisogno di trovare percorsi che incoraggino la cooperazione, piuttosto che la divisione. La sfida offerta dalla nuova serie di obiettivi era più di una nuova serie di dati e informazioni. I dati ci sono, e sono chiari: facciamo parte della rete della vita e partecipare a ciò che sta accadendo, ovunque nel mondo, significa che il dolore umano, ovunque si verifichi, e l’angoscia del pianeta devono riguardarci.

Molti gruppi di tutte le religioni, comprese le Congregazioni Religiose, hanno investito risorse per avere un rappresentante alle Nazioni Unite e quindi ci si chiede: come hanno influito su di noi, cinque anni dopo, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e la loro attuazione mentre ci occupiamo delle problematiche della nostra vita?

Come, per esempio, le Congregazioni Religiose hanno integrato/interpretato gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile nel modo di scrivere e vivere le dichiarazioni riguardanti la Missione o il Capitolo e, in definitiva, gli stili di vita? In che modo le chiese, le sinagoghe e le moschee hanno utilizzato gli Obiettivi come strumenti per aiutare gli altri a vivere una vita che tenga conto del bene comune?

Mentre molti governi hanno fatto di tutto per sminuire il ruolo della fede e della religione nelle questioni pubbliche, l’ONU ha sviluppato una relazione molto costruttiva con i leader religiosi. Gli ex segretari generali Kofi Annan e Ban Ki-moon sono sempre stati molto aperti alla presenza delle religiose e dei religiosi alle Nazioni Unite e spesso hanno parlato pubblicamente sottolineando il ruolo importante dei gruppi religiosi.

Appena una settimana prima che i leader mondiali arrivassero a New York per lanciare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, Papa Francesco ha pubblicato l’enciclica Laudato Si’ sulla connessione tra dignità, sviluppo ed ecologia umana.  In questo documento, ha invitato tutti ad entrare in dialogo per la nostra casa comune e per le crisi ambientali che affrontiamo. Ci ha chiesto di riesaminare le relazioni tra di noi, con il pianeta e con l’economia.

Lo spostamento dell’attenzione dagli Obiettivi di Sviluppo del Millennio agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile ha dato impulso a degli sforzi senza precedenti per affrontare le sfide dello sviluppo globale in modo più olistico. Come hanno detto gli ambasciatori ONU David Donoghue (Irlanda) e Macharia Kamau (Kenya), che hanno co-facilitato gli incontri:

“La società civile e i principali gruppi sono stati con noi. Siamo preoccupati, tuttavia, per il livello di consapevolezza sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e la società civile ha un ruolo da svolgere nella sensibilizzazione.” (Note fornite dall’ambasciatore Donoghue, (Irlanda), 23 gennaio 2015, ONU New York).

La dignità è al centro dei nuovi obiettivi globali.  Sono universali e ugualmente applicabili a tutti i paesi; e possono essere usati per promuovere uno sviluppo più equo, per affrontare le cause sistemiche alla radice della povertà e dello sviluppo insostenibile.

Questa stessa dignità e rispetto per la differenza è al centro dell’incontro della Visitazione quando Maria ed Elisabetta si salutano e si incontrano. Le due donne sognano nuovi sogni per sé stesse, per il mondo e per l’universo. La presenza stessa dell’adolescente Maria incinta e non sposata a casa di Elisabetta in questo momento importante della sua vita, parla del primato e della dignità della persona umana. Non c’è nessun giudizio severo.

Tuttavia, quando leggiamo il Magnificat o il poema che troviamo sulle labbra di Maria, siamo invitati a guardarla con occhi nuovi. Lei non è la donna mite e sottomessa come spesso viene rappresentata. Un’attenta riflessione sulle parole del Magnificat, e non sulla poesia delle parole, indica i cinque verbi importanti in esso contenuti. Ci viene detto che: Dio rispetta i poveri; esalta i poveri; nutre i poveri; aiuta i poveri; si ricorda dei poveri. E allora ci chiediamo: chi è questa giovane donna che proclama un messaggio così rivoluzionario? Dio ha scelto una giovane serva di un paese povero per trasmettere un messaggio rivoluzionario. Maria ha cantato il suo canto rivoluzionario a sua cugina Elisabetta.  Il suo messaggio è un preludio al vangelo e una chiamata a capovolgere i sistemi ingiusti rispettando i poveri, nutrendo i poveri, esaltando i poveri, sia nei nostri cuori che con le nostre azioni. Non basta essere compassionevoli.

Dobbiamo AGIRE.

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