Un’esperienza missionaria con i giovani

 “…quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita (…) 3quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi.” (1 Gv 1, 1-4)

Al termine del nostro campo servizio in Albania, vissuto insieme ai ragazzi delle superiori della Pastorale Giovanile Vincenziana del centro Italia queste semplici parole della prima lettera di Giovanni esprimono bene il desiderio di condivisione che abbiamo nel cuore.

Il gruppo era composto da 16 ragazzi, un seminarista vincenziano (Brice), Padre Francesco Gusmeroli cm e tre figlie della Carità (suor Elisabetta, suor Gresi e suor Costanza). Siamo partiti senza sapere con esattezza cosa e chi ci aspettasse, ci era stato chiesto di dividerci in gruppi di servizio ma non avevamo chiaro quello che eravamo chiamati a fare; nel cuore avevamo però una certezza: sapevamo che il Signore ci stava aspettando lì, in quella terra, in quel popolo. Ci siamo preparati chiedendo ai ragazzi di mettere in valigia una buona dose di “spirito di adattamento” e tanta fiducia nella Provvidenza. Prima ancora di partire sentivamo forte il bisogno di trasmettere ai ragazzi l’importanza di “sgombrare” la loro vita da tutto ciò che non era necessario, era importante per tutti noi “partire a mani vuote”, era importante “togliere”, “ripulire” e “fare spazio”: essenzialità e purezza di sguardo … a san Vincenzo piacerebbe chiamarle umiltà e semplicità!

Arrivati a Scutari in piena notte, abbiamo subito assaporato l’ospitalità di questo popolo nella calorosa accoglienza dei Padri della Missione che abbiamo sentito davvero “fratelli”. I Missionari insieme alle nostre consorelle Figlie della Carità di Scutari e alle Figlie della Divina Carità hanno aperto le loro case e il loro cuore, ci hanno preso per mano e in punta di piedi ci hanno accompagnato all’incontro con Dio, un Dio che è relazione e che si manifesta nella relazione!

Sì, la Missione è prima di tutto “stabilire un contatto” e rendersi conto che chi ci sta di fronte non è uno straniero ma un “fratello”. Grazie al servizio svolto già da diversi anni dai nostri missionari vincenziani e dalle nostre consorelle è stato per noi molto semplice stabilire un contatto, non abbiamo dovuto faticare per entrare in relazione con le persone che incontravamo, non dovevamo “entrare”, eravamo già dentro! Non era necessario aspettare le presentazioni … la gioia con cui siamo stati accolti, gli abbracci che abbiamo ricevuto ci hanno fatto comprendere da subito che ancora prima di conoscere i nomi gli uni degli altri potevamo sentirci in mezzo a dei fratelli. Siamo stati…

Siamo stati…

– Fratelli a Golem. un piccolo villaggio una zona povera dove ci siamo affiancati ai Padri e alle giovani animatrici albanesi per il servizio ai bambini del villaggio. La musica, la danza, i colori, i canti, i giochi ci hanno permesso di vivere la fraternità nonostante il problema importante della lingua.

– Fratelli a Scutari. dove siamo entrati a contatto con diverse forme di povertà che ci hanno scosso e provocato. L’ospedale psichiatrico, la casa di riposo, l’orfanotrofio, il centro per i diversamente abili sono diventati i nostri luoghi d’incontro.

– Fratelli nelle visite a domicilio. Il pomeriggio era dedicato alle visite a domicilio. Divisi in 9 gruppi da 4-5 persone (sia italiani sia albanesi) Le visite a domicilio sono state una grande occasione di incontro con la povertà di questo luogo e al tempo stesso con la ricchezza di questa cultura e di questo popolo.  

– Fratelli sui passi dei martiri albanesi. Abbiamo vissuto una giornata sui passi dei martiri albanesi. Durante gli anni del comunismo il regime è arrivato a togliere tutto senza riuscire però a rubare a questo popolo l’anima e la fede.  

– Fratelli nell’incontro con gli anziani della Parrocchia. Un momento di famiglia che sicuramente ha riscaldato il cuore.

– Fratelli in mezzo ai giovani vincenziani albanesi. Abbiamo vissuto anche noi la nostra piccola Gmg … abbiamo seguito alla televisione il Papa, abbiamo condiviso momenti di servizio e di festa con i giovani dell’Albania e questo ci ha fatto veramente sentire parte di un Tutto che è molto di più della somma dei singoli … ci siamo sentiti Chiesa!

Fratelli e dunque responsabili uno della vita dell’altro, uno della storia dell’altro!

Al termine di questa esperienza possiamo dire che il Signore ha veramente toccato il nostro cuore e il cuore dei ragazzi. Siamo partiti cercando di liberare spazio e quello spazio è stato occupato da volti, nomi, storie …   che oggi vogliamo riconsegnare a voi e a quanti ci vivono accanto. Noi cosa possiamo fare? La sofferenza più grande forse è rendersi conto che possiamo fare poco, spesso siamo impotenti davanti a certi sistemi politici e strutture sociali ma quel “poco” siamo chiamati a farlo: sicuramente è importante “denunciare”, parlare, coinvolgere e poi nello stile vincenziano con umiltà, semplicità e carità dobbiamo fare quello che fanno i Missionari e le Figlie della Carità in quella terra: esserci!

Suor Elisabetta, suor Gresi, suor Costanza

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